The Rise and Fall of a Roman Circle

Si dice che quando cadde l'Impero Romano d'Occidente i contemporanei non si siano accorti dell'evento storico, e hanno continuato a considerare Roma come la capitale di un impero che nei fatti non c'era già più. Come se il fatto stesso che esistesse Roma implicasse che esistesse l'impero.
Per me è più o meno la stessa cosa con il Circolo degli Artisti, deposto, pardon sequestrato e chiuso al termine di una serie di eventi che ne avevano causato un progressivo declino. L'idea che possa esistere una Roma senza Circolo degli Artisti è per me inimmaginabile, è un concetto quasi astratto. A Roma c'è il Circolo degli Artisti, come c'è la Fontana di Trevi o a Parigi c'è la Torre Eiffel.
Per carità, la capitale sarà piena  di posti dove si può ascoltare musica per tutti i gusti, ma il Circolo era semplicemente il posto dove le vite dei musicisti si incrociavano con le vite degli ascoltatori entrando a far parte della storia personale delle persone che lo animavano. E questo sia nelle serate più deserte sia in quelle affollatissime dove il concerto era solo una scusa per passare il post a bere nell'accogliente giardino. Un giardino dove qualche temerario un'estate decise di costruirci una piscina, e che appunto durò lo spazio di un'estate prima di essere cementata e consegnata ai ricordi e agli aneddoti. La prima volta in assoluto che andai al Circolo, per dirne una, arrivai così in ritardo che il concerto dei Calibro 35 era già finito...ma finii la serata a prendermi una birra con l'allora chitarrista di Benvegnù, e nel giardino gigioneggiava il bassista degli After. Era la vigilia del primo maggio, e il circolo era il posto dove l'anima del rock indipendente italiano andava a sentirsi importante prima del giorno in cui avrebbero suonato alle 4 del pomeriggio davanti ad una folla arrivata lì solo ed esclusivamente per Vasco Rossi. Al concerto dopo ero preparato all'impossibilità di parcheggiare dalle parti di via casilina, e arrivai così puntuale che passai un'ora da solo ad aspettare qualcuno che conoscessi e un'altra ora ad aspettare che la band iniziasse a suonare, ma quella serata era solo l'inizio della mi storia con il Circolo. Una storia fatta di concerti e momenti meravigliosi che preferisco non citare dato che ogni volta che varcavo quella porta c'era sempre un momento speciale che poteva rimanere impresso nella mia mente. Ironia della sorte, l'ultima volto che ho visto quel cancello era chiuso, una serata di luglio in cui lo andai a salutare per l'ultima volta prima di lasciare una città che non avevo mai amato se non per quel circoletto ai margini del Pigneto. E ora, a quanto pare, quelle porte sono chiuse per tutti, chissà se definitivamente...la speranza è che quello spazio non rimanga abbandonato ma possa fiorire ad una vita, magari diversa, ma che sappia accogliere sia gli artisti che quelli che di arte si nutrono.


(Non posso fare a meno di pensare che Emidio Clementi abbia scritto la sua "Fausto" al termine di questa memorabile serata)

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