Che fatica mentre tento inutilmente di tornare sull'attenti...

Domenica sono tornato a calcare i campi da tennis, dopo esattamente un anno dall'ultima partita, un estenuante ed epico doppio dal risultato simbolico : 7-6 , 6-7, con entrambi i tie-break finiti 7-5. Una battaglia quella, che ancora con gli amici ricordiamo come la migliore fine di qualcosa.
All'epoca pensavo che era la fine della vita senza progetti, la sera dopo sarei partito per milano. Avevo preso una stanza in affitto con la mia ragazza a bologna, da gennaio avrei dovuto trasfermici, avevo un contratto a tempo indeterminato, una relazione a tempo indeterminato, una vita a tempo indeterminato.
Alla partita di domenica scorsa mi sono presentato senza uno straccio di forma fisica, con una racchetta dalle corde vecchie intoccata da allora ma quel che più conta, senza neanche una vaga idea di quello che farò, e di dove sarò tra un anno. Non oso neanche farmi il contratto del telefono tanta è la mia totale precarietà, una precarietà voluta e raggiunta in pochi mesi in cui ho sostanzialmente distrutto (in collaborazione con altri più forti e decisi del sottoscritto) tutto quello che avevo creato negli anni precedenti. Il risultato è che ho perso miseramente a tennis, ma domenica mi aspetta la rivincita, e la tristezza che mi attanaglia in questi giorni è infinitamente più sopportabile della mancanza di serenità che mi ha fatto da compagna inseparabile nei cinque mesi di vita meneghina-bolognese. (E sorprendentemente sono l'unico tra gli amici a non avere avuto devastanti dolori muscolari)

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